Recensione di QUALCUNO CON CUI CORRERE di D. Grossman
Il libro del cuore
Ogni libro che
leggiamo ci lascia qualcosa dentro, un segno, grande o piccolo che sia.
Ci arricchisce di
una nuova esperienza, una nuova consapevolezza, un nuovo modo di pensare.
Ma ce ne sono alcuni
che sono dei veri e propri pugni nello stomaco, per quanto colpiscono, capaci
di sconvolgerti fino a star male, tanto da lasciare un marchio a fuoco
nell’anima.
Nella mia esperienza
di lettrice, almeno finora, ho incontrato due libri di quest’ultimo genere:
INCUBO di Wulf Dorn e QUALCUNO CON CUI CORRERE di David Grossman ed è del
secondo che voglio parlare.
Il rapporto con
questo libro è stato, all’inizio, molto complicato.
Lo lessi per la
prima volta cinque anni fa, in un’edizione economica le cui pagine facevano
concorrenza al Rocci e la cui quarta di copertina sembrava abbozzata da uno
scribacchino alle prime armi.
Ciononostante,
sentivo una profonda attrazione verso quel libro e cosi lo acquistai.
Superare il primo
centinaio di pagine fu una fatica di Sisifo, ma la mia perseveranza ebbe la
meglio e andai avanti.
A poco a poco, i
personaggi si delinearono in un disegno preciso e rimasi di stucco nel capire
quanto i due protagonisti mi
assomigliassero.
Arrivata al cuore
della storia, incassai il colpo di grazia. Sensazione, questa, che ebbi per
vari giorni dopo il termine della lettura, con disturbi di stomaco e
inappetenza.
Per darvi sfogo,
scrissi subito la recensione e, per rendere meglio l’idea, l’intitolai
“attenti, morde!”
Poi la copia finì
nei meandri più profondi della scaffalatura e da allora non l’ho più toccata.
Il suo potere
attrattivo è tornato a trovarmi negli ultimi mesi del 2019, in quella stessa
libreria dove acquistai l’edizione economica, allorché la rividi in una
splendida edizione illustrata.
Me ne innamorai
perdutamente e me la feci regalare per Natale.
Inutile dire che,
tolta la carta da regalo, mi ci fiondai immediatamente, sentendo in cuor mio
che l’edizione illustrata e la seconda lettura mi avrebbero aiutata a capire
meglio la storia e i suoi significati.
E così è stato.
Il primo centinaio
di pagine non era più una fatica di Sisifo.
Ho imparato ad
assaporare ogni parola dell’inizio dell’avventura di Assaf, un ragazzo timido e
introverso proprio come me, e la cagna Dinka, che nella trama assume le vesti
di un animale-spirito, l’anima che cammina accanto al corpo, prima uniti da una
corda, poi con movimenti perfettamente coordinati, la mente (razionalità) che
si lascia guidare dal cuore (istinto, sentimento) verso il suo destino, come
dice il primo capitolo “io e la mia ombra ci siamo messi in cammino”.
Il destino è Tamar,
la protagonista femminile, un personaggio che, sin dall’inizio, vediamo con un
pesante zaino sulle spalle, simbolo del pesante fardello che la vita ha posto
troppo presto sulle sue giovani spalle.
Con un coraggio
misto a disperazione, si lancia in un buco nero, da cui le probabilità di
uscire sono pressoché nulle, per salvare
il fratello, artista incompreso e dipendente dalla droga.
Prima, però, si rasa
i capelli a zero, a significare la rinuncia a ogni sicurezza e difesa,
nonché il rivestirsi di anonimato per
ritrovare il suo io più profondo, quello che le sovrastrutture familiari e
sociali comprimono fino a schiacciarlo.
I due ragazzi si
incontreranno, ma questo non è che un altro inizio.
La rilettura di
questo libro è stata proficua e illuminante.
Mi sono resa conto
di non aver capito tante cose della storia e dei temi trattati, in particolare
la piaga della tossicodipendenza, il mondo spietato e indifferente che ci
circonda, i pregiudizi che si frappongono tra noi e i nostri sogni.
Se in LA PICCOLA
BIBLIOTECA CON LE ALI di David Whitehouse ho trovato il mio romanzo-luce, in
QUALCUNO CON CUI CORRERE ho trovato il mio libro del cuore, quello che ha
parlato alla parte più profonda di me, come lettrice e come scrittrice.
Non lo lascerò mai
più.
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