domenica 3 marzo 2019

Con gli occhi del fanciullo di Antonio Fasulo, il potere curativo della scrittura

Recensione 'Con gli occhi del fanciullo' di Antonio Fasulo, Arkhé edizioni

Il potere curativo della scrittura

È ormai risaputo che le arti hanno il potere di curare le ferite dell’anima.

La scelta di quale arte servirsi, per aggiustarsi dentro, dipende da quello che ciascuno di noi è.


L'autore Antonio Fasulo


C’è chi preferisce disegnare, incidendo i propri sogni e i propri demoni su tela, come Van Gogh e Munch, chi cercare la bellezza nel marmo, come Michelangelo e infine chi scolpisce i propri pensieri
nero su bianco, dando vita a meravigliose poesie o a stupendi romanzi.

Avendolo sperimentato io stessa, non ho alcun dubbio sul fatto che la scrittura sia una dialisi per l’anima.

Non per niente il mio primo romanzo è stato un “libro-sfogo” uno di quelli in cui l’autore si racconta a tutto tondo e allo stesso tempo si nasconde agli occhi del lettore.

Può sembrare un paradosso, ma vi assicuro che è vero.

Un “libro-sfogo” è anche quello che mi accingo a recensire. 'Con gli occhi del fanciullo' è una
biografia in cui l’autore, attraverso gli occhi di sé stesso bambino, ripercorre la propria esistenza, analizzando gli eventi che lo hanno portato ad essere l’uomo che è diventato. La nascita, l’infanzia,
l’adolescenza , la prima giovinezza fino all’arruolamento.





Leggendo queste pagine, nel loro stile scorrevole, mai noioso o pesante, capace di rendere interessanti anche le piccole cose cui generalmente la pagina scritta si dedica poco, ho avuto l’impressione di avere di nuovo per le mani 'La coscienza di Zeno' di Svevo, ma scritta in modo ordinato e, a tratti, 'Un cappello pieno di ciliegie' di Oriana Fallaci.

Soprattutto per la descrizione dei personaggi, non molto profonda, ma piena di significato, tanto da avere l’impressione di averli davvero davanti agli occhi, mentre si legge. Lo stesso vale per i luoghi. Una delle parti che più mi ha colpito è stata la descrizione della giornata al mare, che mi ha
riportato alla mente le estati della mia infanzia.

L’intento dell’autore, però, non è solo quello di raccontarci la sua vita, ma il voler trasmettere
un insegnamento molto difficile da mettere in pratica : tutti noi, nella vita, prima o poi, viviamo qualcosa che ci segna profondamente, uno spartiacque tra un prima e un dopo, e quando succede, la prima reazione è la rimozione.

Ciò è comprensibile, ma arriva sempre il momento in cui bisogna fare i conti con ciò che ci ha segnati, riviverlo per rielaborarlo e accettarlo, e insieme a lui, ciò che siamo diventati. Solo così possiamo crescere e migliorarci.

Questa lettura è stata molto importante per me, perché mi ha aiutata a comprendere meglio questa verità che era già dentro di me. Spero che sia cosi anche per i futuri lettori di questo libro e
auguro all’autore ogni bene e ogni successo.




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