La prima cosa che ci viene in mente quando si pronuncia il
nome di Baudelaire, è tutta la categoria dei Poeti Maledetti e la sua
opera più celebre: I fiori del male. In precedenza abbiamo detto
qualcosa su altri due personaggi che hanno dato linfa e notorietà alla
generazione di poeti che ruppe gli schemi della poesia classica e si consegnò
all’eternità sia con opere uniche che con una vita a dir poco sregolata.
Charles Baudelaire non fu da meno, e ve lo mostriamo. Il
Poeta nacque a Parigi nel 1821, rimase orfano di padre ed entrò in contrasto,
dato il carattere turbolento, col patrigno, un ufficiale dell’esercito.
Questo fatto influì sul carattere e sulla sofferenza del giovane che, nonostante una educazione perfetta e momenti di ribellione, riuscì a diplomarsi ugualmente.
Questo fatto influì sul carattere e sulla sofferenza del giovane che, nonostante una educazione perfetta e momenti di ribellione, riuscì a diplomarsi ugualmente.
Da allora, inizia la leggenda del Poeta Maledetto, per via
della frequentazione di compagnie discutibili, prostitute e uno stile di vita
libertino che gli fece accumulare debiti e malattie veneree. La famiglia lo imbarcò
così per una nave diretta in India. Ma l’autore non vi rimase molto, tanto che
dopo breve tempo tornò nel suo Paese e iniziò a scrivere già alcuni
componimenti.
La sua condotta di vita riprese sotto gli effetti delle
erbe, le frequentazioni di prostitute e spese folli, tanto che Baudelaire,
nonostante non avesse pubblicato nulla delle sue opere, era già conosciuto nei
circoli letterari parigini per le sue rime e per la sua vita alquanto
sregolata. Nonostante la famiglia lo avesse così messo sotto la custodia di un
notaio, fu in questo periodo che entrò a far parte di un circolo letterario,
noto come Le club des Hashischins, in cui facevano parte alcuni dei più
grandi autori del tempo: Gautier, Nerval, Balzac, Dumas padre e Balzac.
Fu nell’anno 1845 che vide la luce una prima bozza de I
fiori del male. Le recensioni furono di gran successo, ma nello stesso
tempo l’autore tentò il suicidio. Scampato alla morte, partecipò ai moti
rivoluzionari del 1848, e vide la nascita della Seconda Repubblica Francese che
in breve vide tramutarsi in un Secondo Impero Napoleonico. Questo ebbe dei
grandi riflessi sulla sua produzione letteraria.
Baudelaire nella sua opera principale mostra quanto abbia
appreso dall’ammirazione per la musica di Wagner e gli scritti di Edgar Allan Poe, tanto che lo Spleen è tuttora la lirica più conosciuta dell’autore. Ma non
solo: egli ebbe una grande influenza su molta parte della cultura a venire.
Basti pensare alla generazione di poeti che si rifece alla sua poetica:
Mallarmè, Valèry, Verlaine, Rimbaud; la generazione dei poeti Scapigliati in
Italia, come Praga; un saggista e prosatore come Proust; il Decadentismo e
quello che si rifà alla corrente Modernista. Lo stesso Dino Campana ammise di
essere stato influenzato dal grande autore, considerato un precursore di tutto
quello che verrà dopo di lui.
Dopo tanti travagli e una vita condotta tra eccessi,
Baudelaire muore nel 1867, a soli 46 anni, dopo essere stato colpito da un
ictus, che lo aveva reso in parte immobile, e aver trascurato gli effetti della
sifilide, che si portava dietro dagli anni tribolati e senza regole della
gioventù.
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